Carmine Leta, nel 2004 si laurea a Torino in D.A.M.S. discutendo una tesi dal titolo Analisi del concetto di Nulla nell’opera di E. Munch e di A. Strindberg fra il 1890 e il 1905 con la prof. Franca Varallo. Tirocinante presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (con Mauro Biffaro e con Emanuela De Cecco), e presso l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma.
Ultimamente è stato impegnatocome insegnante di Disegno e Storia dell’Arte; come educatore e curatore di mostre e laboratori d’arte e arte/terapia; come assistente del Maestro Paolo Buggiani; come attrezzista di preparazione per scenografie cinematografiche e teatrali.
Negli anni ha sperimentato diversi linguaggi e tecniche, e realizzato video, installazioni, performance, incentrati sui processi di simbolizzazione e fruizione dei concetti di vuoto, di utopia, di identità individuale e collettiva. La sua ricerca si è poi concentrata soprattutto sulla scultura (prevalentemente in fil di ferro) tesa alla sottrazione dei suoi stessi elementi costitutivi: il peso, la staticità e il volume, offrendo, all’attenzione di chi osserva, oggetti vuoti, leggeri, mobili e attraversabili con lo sguardo.
Titolo: Qualcosa di troppo
Anno di realizzazione: 2022
Autore: Carmine Leta
Materiale: ferro
Dimensioni: 250 x 140 x 120 cm ca
Quest’opera vuole essere un invito per lo spettatore a colmare e completare ciò che è stato solo suggerito.
La Sua struttura leggera e attraversabile dallo sguardo, consente all’opera di fondersi con la vegetazione e l’ambiente circostante fin quasi a scomparire, ma anche di emergere dal buio come intreccio di linee luminose. Una superficie che non racchiude alcun volume, ma lo suggerisce accogliendo ed aprendosi surrealisticamente verso l’alto.
L’intreccio realizzato con ferro di recupero cerca di mantenersi in equilibrio tra ordine e caos, tra natura e astrazione, tra vuoto e pieno. Il disegno che ne deriva è come un tatuaggio o cuciture di frammenti.