Ferro dolce di Giovanni Trimani.
La prima volta che ho saldato due barrette di ferro è stato un giorno emozionante. È dalle piccole cose che si costruisce il tutto. Un gesto, per molti non così impressionante, ha cambiato il mio orizzonte di Artista. Da quel 1999 la mia visione dell’espressione artistica, che guida il mio lavoro, è cambiata, si è ampliata.
Il Ferro: saldare, unire, sentire ed appassionarsi.
Il ferro mi parla, il ferro comunica con i suoi gesti, il ferro mi accompagna. Avete mai smerigliato un profilato? Avete mai usato diversi abrasivi per farlo?
Sono conscio che non è un gesto quotidiano usare una smerigliatrice angolare per ripulire o molare una barra od uno scatolato in ferro. Vi posso assicurare che lo stridio prodotto, per molti fastidioso rumore, per me è musica e mi parla del tipo di profilato che ho sotto mano, mi dice che effetto produrrò sulla sua superficie: ruvida o liscia, uniforme oppure striata.
Il Ferro ha una sua memoria, una sua storia. Non è un materiale “fatto” adesso. È il frutto sia di miniera sia di riciclo. È la stessa vita del più nobile oro che dopo fusioni, estrazioni e rifusioni porta con sé la millenaria storia dell’uomo e della metallurgia. Lavorare il ferro vuol dire sentirsi quasi un sacerdote che compie un rito. Il metallo ti impregna la pelle, si attacca con quel suo odore caratteristico, quel profumo che, anche dopo una vigorosa pulizia, ti accompagna nel dormire. La luce forte del punto di saldatura costringe gli occhi ad uno sforzo a volte doloroso. Capisci di avere padronanza della tecnica quando, anche dietro il vetro scuro della maschera, vedi tranquillamente il punto di saldatura. Il Ferro ti marchia come a volerti segnare e pretendere il diritto su di te. Le mani si fanno più dure per le continue scottature, vecchie cicatrici segnano le braccia ed i palmi, come fossero medaglie di battaglie gloriose. Ricordo tutti i miei lavori in ferro ed a distanza di tempo è un piacere vedere i progressi fatti, poiché come in ogni tecnica non si raggiunge mai il massimo, c’è sempre qualcosa da scoprire, qualche segreto celato. I vecchi profilati sono come dei libri che insegnano la storia del materiale e delle tecnologie. Si possono apprezzare i miglioramenti nella composizione del materiale, la purezza e la capacità di avere un ferro ben calibrato nel contenuto dei suoi componenti. Le vecchie piegature a caldo, quando ancora non vi erano saldatrici compatte, sono emozionanti, le piccole nervature fanno intravedere lo sforzo del fabbro che le ha forgiate e sembra di sentire il rumore del martello, del mantice ed il calore spossante che fa sudare copiosamente, la polvere che si attacca alla pelle e quel incessante martellare il profilato. Oggi molte lavorazioni sono più leggere, ma il calore è sempre quello, le scintille sfiorano le braccia e il martello scopre la brasatura pulendola dalla scoria; scintillante, sotto, splende il metallo appena saldato. Questo è il mio Ferro Dolce.
Giovanni Trimani
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